Sono stato un po’ di tempo
a riflettere e pensare
s’era tempo di fermarmi
o dover continuare.
Ma non posso restar muto
alla scena che si è vista,
il direttivo PIDIELLE
attaccato da un fascista.
Le parole di Gianfranco ?
Come i preti nel sermone,
con gli slogan pronunciati
e i peccati nel groppone:
“Io credevo in Berlusconi
l’ho aiutato nel suo “volo”
ma, pensavo fosse inteso
il potere del mio ruolo”.
“Si è vero ho scelto male
quando ho fuso il mio partito
ora mangio fiele e sale,
pur in posto molto ambito”.
“Oggi guido un gran catino
dove tutti fanno appelli
sembro un vigile di guardia
che dirime urli e orpelli.
“E non posso metter bocca
nel governo e nel partito
devo solo tagliar nastri
e stringer mani ad ogni invito”.
“Ho più volte suggerito
a Bocchino il più fidato:
-di a Silvio che mi sento
un capofila pensionato-“.
“Poi le attese votazioni
in ogni parte del paese,
mi auguravo la sconfitta,
ma il trionfo fu palese”.
Se la gode “il senatur”
che adesso è il solo amato
si comporta fido e attento
ma il suo conto è più salato”.
“Così ieri son sbottato
e parlando a viso aperto
ho avvertito: -guarda Silvio,
il pericolo è l’Umberto -”.
“Mi ha risposto per le rime
e infuriato al mio parlare
mi ha rivolto un caldo invito:
-lascia tutto e devi andare-”.
“Avrò anche esagerato
contro il capo del governo
ma volevo provocare
riflessione al nostro interno”.
“Sono stato il più fedele
anni, mesi a tutte l’ore
ho fondato insieme a Silvio
il partito dell’amore”.
“Ora, invece chi è amato ?
l’alleato della Lega,
che ai tempi dell’unione
tra di noi era una piega”.
“Ho trascorso molti anni
di politica struggente
ora inauguro le mostre
a disagio tra la gente”.
“Era chiaro quel progetto
a cui ero destinato
ero nato come un capo
non il servo dello stato”.
“Meritavo io quel ruolo
che ora Bossi si è tagliato
esser leader dopo Silvio
ma i miei fidi mi han … trombato”.
aro