Gianfri affabile nei modi
e misurato nei colloqui
è un serpente senza testa,
prima giura e poi protesta.
A vederlo sembra un fino
e perfetto manichino
sempre attento a nuove mode
ma nell’animo si rode.
Pur nel nuovo ruolo preso
e il prestigio tanto atteso
ora sembra abbia un dovere
“far le scarpe” al cavaliere.
Fu al raduno del partito
dove Silvio fece invito
di tener giusto contegno
lui capì e uscì dal regno.
Ma nel correre a sinistra
con Bersani capolista,
la sua scarpa finì dentro
a una camera del centro.
Sentì un canto di sirena
riscaldarlo pranzo e cena,
ma per stare a quell’altare
l’altra scarpa dovea dare.
Così fu che l’uomo trito,
appassionato di Benito,
poi del MSI, quindi AENNE
dal PIDIELLE uscì indenne.
E sentendosi geniale,
pur tradendo ogni ideale,
ora prova un altro volo
e conferma il terzo polo.
Così dà speranza e fiato
a un soggetto emarginato,
quel Casini casa e chiesa
a cui il papa chiede intesa.
Ma il miracolo più vero
senza farne gran mistero
lo vuol fare coi “gioielli”
Montezemolo e Rutelli.
Così è pronta la polpetta
al veleno, in tutta fretta,
da servire al ministero
con la firma alleato “nero”.
aro